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Applicazione di sanzioni per le retribuzioni in contanti

  • Autore: antonelli patrizia
  • 19 ago, 2019
soldi sporchi

Dal 1° luglio 2018, con la legge di stabilità, è diventato obbligatorio corrispondere le retribuzioni e i compensi ricorrendo a modalità di pagamento tracciabili, dunque non in contanti. Tale regolamento viene rigidamente applicato a tutte quante le tipologie di contratto di lavoro subordinato, sia a tempo determinato che indeterminato. Sono inoltre incluse collaborazioni continuative e coordinate e persino i contratti stipulati tra soci di cooperative. Le uniche eccezioni sono i rapporti di lavoro domestici, quelli instaurati con le pubbliche amministrazioni e le prestazioni professionali relative a tirocini e borse di studio.

In questo articolo potrete scoprire quali sono le sanzioni alle quali si va incontro se non si rispetta questo regolamento, e vi verranno illustrate dettagliatamente le modalità di pagamento ammesse dalla legge.

I valori delle multe

La normativa vigente prevede che la tracciabilità del pagamento venga applicata solo ed esclusivamente alle somme che vengono erogate a titolo di retribuzione; sono dunque escluse tutte le somme relative a rimborsi spese, vitto e alloggio o anticipi vari, tutti casi in cui è ammesso il pagamento in contanti.

D’altro canto, le multe a cui vanno incontro le persone che non rispettano la legge relativa alle retribuzioni tracciabili – e quindi esclusivamente quelle che si riferiscono al pagamento di una prestazione professionale – sono piuttosto salate. Chi viola questa normativa dovrà infatti far fronte a una sanzione amministrativa pecuniaria che prevede il pagamento di una somma tra i 1.000 e i 5.000 €.

Inoltre, è bene ricordare che la firma apposta dal dipendente sul cedolino non viene considerata una garanzia valida dell’avvenuto pagamento della retribuzione.

Come effettuare i pagamenti

Per erogare una retribuzione in maniera tracciabile, e dunque nel pieno rispetto della normativa vigente, è possibile sia affidarsi a una banca che a un ufficio postale, provvedendo per esempio a effettuare un bonifico sul conto identificato dal codice IBAN indicato dal lavoratore. È inoltre possibile recarsi presso uno sportello bancario o nello sportello postale (dove il datore di lavoro abbia già un conto corrente di tesoreria) per effettuare un pagamento in contanti.

In ultimo, tra le alternative figura l’emissione di un assegno che può essere consegnato direttamente al lavoratore o a un suo delegato.

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